sabato 23 maggio 2009

COME MI SONO INNAMORATA DELLE BAMBOLE







Buongiorno a tutti, gran caldo ma ci voleva, ci ricordiamo la grande pioggia che abbamo avuto!!!



Ho il piacere ed anche l'autorizzazione di inserire un documnto di una persona amante delle bambole e che racconta la sua esperienza nell'avvicinarsi e nell0approfondire con esperienza e capacita questa parte importante del collezionismo.Spero sia piacevole ed interessante come lo e stato per me
Antonella



I miei giochi.

Il primo incontro con quegli occhi gentili dipinti, il piccolo viso di un colore rosa fiorito e dolcissime labbra rosse…ancora vivo il ricordo. Ad una rassegna di mobili d’antiquariato lei faceva bella mostra su un tavolo di legno antico. Indossava un abitino di organza rosa e tra i capelli un mazzolino di fiori di pannolenci colorati. Gentile e graziosa. Le gote rosate dipinte delicatamente su quel viso da bambinetta e due gambette, che parevano volessero muoversi da un momento all’altro. Era una bambola di feltro, prodotta dalla Lenci Torino intorno al 1930 (serie 450). Amore a prima vista senza precedenti. Restavo lì, davanti a lei, con gli occhi sgranati senza capire quella sensazione che riaffiorava. Un’emozione bambina mista a desiderio e bisogno di possesso. Desideravo quella bambola con la stessa magia di quando ero cucciola, con lo stupore di quelle emozioni che non riuscivo a contenere. Circa cinque anni fa. Tutto iniziò in quel momento. Da allora la passione, la ricerca, la voglia di imparare, di condividere con altri che vivono queste sensazioni, si fanno ogni volta più forti. Sorrido…non dovrei giocare con le bambole a 45 anni, ma entrare in questo mondo è stato come percorrere a ritroso il tempo. Le bambole, piccole cucine di latta, gattini di morbido pelo ed una capretta che bela, con le ruote e la puoi trascinare con te. Loro vivono nella mia casa. Fanno parte della mia quotidianità. Tutti oggetti che sono stati accarezzati e cullati da cuccioli di un’epoca passata, parole sussurrate da piccole bimbe sedute a terra con le gambe incrociate. Raccontavano segreti alla propria bambola di pezza che poteva chiamarsi in mille modi, ma il modo dolce in cui si pronunciava, aveva sempre la stessa musica…Strani ritrovamenti in qualche giocattolo. Mi è capitato di leggere sulla pancia di alcune bambole frasi dolci dedicate a chi la riceveva in dono. Oppure buchini inferti a riprova di iniezioni curative a bamboline malate…e poi ancora.. spaghetti crudi infilati nelle piccole bocche e ritrovati all’interno…bambole affamate e piccole mamme premurose…sorrido… Iniziato tutto per gioco è ancora il mio gioco. Ho partecipato alla prima mostra mercato del giocattolo a Cremona dopo aver conosciuto l’associazione Aigec che organizza due volte l’anno questi incontri. Circa 200 espositori ogni volta che si raccontano, che si scambiano giocattoli come in un grande negozio di colori e coriandoli. Lì puoi trovare sorrisi in ogni dove. I collezionisti hanno un’anima bambina e malgrado i capelli bianchi, davanti ad un giocattolo d’epoca, i loro occhi si illuminano di una luce che ho visto mille volte e di emozione palpabile. Il mio percorso è stato breve e veloce. Dalla prima mostra i contatti con altri collezionisti come me. Gli scambi, la ricerca, le alzatacce alla mattina alle cinque per correre nei mercatini vicini. La sveglia che trilla non è antipatica alla domenica mattina. Io lo so che sarò felice se vedrò spuntare gambette e fiocchi tra i capelli dagli scatoloni. Il cuore inizia a battere forte davanti alla bambola che magari cercavo da molti mesi. E poi la trattativa, il prezzo da decidere ed i tuoi occhi la vedono già pulita e linda con i capelli pettinati e sai già il posto nella tua casa quale sarà. Accanto ad altre bambole, seduta su un vecchio seggiolone o in sella ad un cavallino a dondolo.
E poi ogni bambola ha il suo gioco accanto, il biberon o il sonaglino per giocare. La vetrina sembra un vecchio negozio di giocattoli e se la apri uscirà un profumo di vaniglia e borotalco. A volte mi domando quale è il meccanismo che si muove quando siamo alla ricerca dell’infanzia e del gioco. Ancora non l’ho capito, ma mi piace da morire sentirmi piccola. Ora la mia collezione comprende un centinaio di bambole e giocattoli di varie epoche. Una bambola in biscuit francese alta circa 60 cm., occhi di vetro antico e corpo in legno snodato dei primi 900;
bambole in composizione degli anni ’50, con le quali anche mia madre poteva aver giocato, bambole di feltro e pezza cucite da mani amorose, piccoli coniglietti e cagnolini di peluches degli anni 40 che si addormentano coccolosi, fino ad arrivare alle produzioni italiane in vinile degli anni 60 e 70 come Ciccio Bello in abitino azzurro, bèbè della misura di un neonato, Poldina o Andrea della Furga, Pel di Carota con i capelli rossi, buffo e simpatico con i dentini sporgenti e le lentiggini ed Ambrogino che con un meccanismo sofisticato si muove come un bambino vero. Si studia la storia dell’epoca, si scoprono i segreti per verificarne l’autenticità e la provenienza, si comprano libri, si sfogliano mille volte quelle pagine e si desidera questa o quella bambola…prima o poi le terrò tra le braccia e mi sentirò mille volte bambina. Chi desidera avvicinarsi a questo mondo, non deve far altro che provare a ripensare ai giochi di un tempo. La tua bambola aveva ricevuto coccole e carezze a profusione, premure ed attenzioni, ed a fine giornata, quando era giunta l’ora di entrare nel mondo dei sogni, veniva delicatamente trascinata per i capelli. Lei forse avrebbe dormito accanto a te.. oppure alla piccola automobilina di latta che aveva percorso mille km, guidata senza sosta da piccole manine, dalla cucina al salotto e poi nascosta sotto il cuscino per essere pronti di buon mattino a rimettersi in viaggio….
Giocare non fa tornare bambini. Noi siamo ancora bambini nella nostra profondità.


Antonella
























Barbie Vintage

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50 ANNI E NON LI DIMOSTRA

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